La Pinacoteca di Volterra è uno stabile dedicato all’esposizione e alla raccolta di opere d’arte di diversa fattura create da autori autoctoni e non. L’edificio che ospita questa importante istituzione è il Il Palazzo Minucci Solaini, il quale si trova in Via dei Sarti, una strada che si trova nella zona centrale della città di Volterra. Il solo palazzo è già un ottimo esempio di arte architettonica grazie ad una struttura dalle linee armoniose nata dalla geniale mente dell’antico costruttore Antonio da Sangallo il Vecchio.
Il palazzo Minucci Solaini è stato scelto come sede centrale della pinacoteca nell’anno 1982, pinacoteca che esisteva già dal 1905 ma era situata lungo il secondo piano del Palazzo dei Priori di Volterra. La galleria d’arte conteneva originariamente opere di varia provenienza come un insieme di opere provenienti dalla Cappella di San Carlo (Duomo di Volterra) e un buon numero di creazioni che arrivavano direttamente dalla Badia Camaldolese di San Giusto.
Con il cambio di sede del museo il listino di opere disponibili alla visione non solo è stato aggiornato e perfezionato, ma è stato anche possibile acquisire raccolte precedentemente conservate in altri luoghi dove non era più possibile mantenere condizioni ottimali per la loro conservazione: alcune di queste collezioni provengono dal conservatorio di San Lino in San Pietro, ma anche da strutture che si occupano di storia medievale come il Museo Guarnacci.
Una volta entrati nella pinacoteca di Volterra e dopo aver acquistato il proprio biglietto si viene indirizzati per iniziare la visita della struttura: salendo al primo piano e dirigendosi verso sinistra è possibile entrare nella I sala del museo dove si trovano diversi manufatti di pregio come: un baule istoriato di fattura particolarmente pregiata, una lunetta di marmo risalente al XII secolo raffigurante la scena di Atteone mangiato da cani selvaggi e due capitelli di alabastro attribuiti all’artista quattrocentesco Giovanni Pisano.
L’ultimo dei reperti che si possono ammirare in questa sala è una bellissima croce in legno dipinta da un ignoto artista toscano in uno stile che ricorda quello del Coppo di Marcovaldo, che operò per una cinquantina d’anni durante il XII secolo.
Successivamente si passa alla seconda sala dove ci si trova immediatamente di fronte ad una quinta che divide l’ambiente in due spazi separati: qui si possono ammirare due laterali di un polittico di scuola senese raffiguranti San Giusto e Sant’Ugo al XIV secolo e una pregiata ancona dove sono raffigurati Maria Vergine con il bambinello vegliati da due santi e un crocifisso tra quest’ultimi che viene attribuito ad uno stile ducciesco.
Passando attraverso una piccola cappella del diciottesimo secolo si arriva al pezzo forte della sala, ovvero lo spazio dedicato a Taddeo di Bartolo all’interno del quale è conservato un polittico particolarmente apprezzato creato dall’artista la cui saletta porta il nome nell’anno 1411. Sullo sfondo dorato dell’opera è possibile ammirare la rappresentazione della Vergine con il Bambino che rimane al centro di un gruppo di preghiera formato dai Santi Antonio A. Giovanni B. e Francesco.
Si passa subito dopo alla III sala dove si può ammirare una tavola purtroppo incompleta dell’artista pisano Jacopo di Michele (meglio conosciuto come il Gera) sulla quale vengono raffigurati la Madonna col Bambino al centro della venerazione delle Sante tra Caterina e Lucia. Altre opere incluse nella sala sono un politico del Cenni e una Pietà dell’artista nativo di Volterra: queste in particolare sono due opere che testimoniano fedelmente la scena pittorica volterrense sviluppatasi fra il 1300 e il primo 1400.
Nella quarta sala vengono esposte opere di artisti che si ispirarono a forme e stili di epoche a loro precedenti: le opere sono La Madonna (conosciuta come Madonna dal Collo Lungo) di Stefano di Antonio Vanni e il San Bernardino di Priamo della Quercia.
Altri elementi di pregio da poter ammirare in questa sala sono: una splendida tavola dove è raffigurato un San Sebastiano in preghiera insieme ai Santi Nicola e Bartolomeo dipinta dall”artista fiorentino Neri di Bicci, una Pietà del Cristo di Pier Francesco Fiorentino e un’altra pala del 1478 raffigurante il presepe attribuita all’artista del senese Benvenuto di Giovanni. Ma l’opera forse più importante conservata all’interno di questa sala è senza dubbio la pala detta del Cristo in Gloria, la quale nascita si deve a una commissione che il potente Lorenzo de’ Medici affidò al Ghirlandaio: quest’opera in particolare è un esempio lampante della bravura tecnica dell’artista e della sua capacità di conciliare elementi della quotidianità del tempo alle composizioni nate dalla sua fantasia.
Ci si ritrova successivamente nella quinta sala dove sono conservate una coppia di opere di Luca Signorelli: La Madonna col Bambino e Santi e l’Annunciazione sono due creazioni che presentano il tipico schema a piramidi rovesciate usato dall’artista per rendere più fedelmente l’idea di prospettiva all’interno del portico dipinto nell’opera.
Ma è sul muro a fianco di queste due opere che si trova il manufatto considerato il fiore all’occhiello dell’intero museo: una pala del 1521 del Rosso Fiorentino che raffigura la deposizione dalla croce del corpo del Cristo. All’interno dell’opera spicca in modo particolare la figura di Maria Maddalena che si lancia ai piedi della Madonna in preda allo sconforto generato dalla morte del maestro.
La sala successiva è detta “dei Manieristi” e vi si ritrovano diverse opere di Pieter De Witte e di Donato Mascagni.
L’ultima sala del museo viene detta “della Quadreria” e vi sono raccolte opere con un alto interesse storico come dei frammenti di Bugiardini, dei medaglioni risalenti all’ambiente Tosini-Brina e numerose opere nate dall’ispirazione delle scuole di pittura tedesche e fiamminghe.