Il comune di Volterra , luogo dove si trova il nostro hotel in Toscana, è rinomato per l’estrazione e la lavorazione dell’alabastro e gode di una storia che può essere paragonata ai centri più importanti della zona. Era uno dei dodici centri più importanti delle città-stato etrusche ed ha rivestito un ruolo importante durante tutto il periodo storico del medioevo, in quanto fu sede vescovile e la sua signoria aveva il dominio su un ampio territorio della colline toscane.
La storia di Volterra è quasi tutta rinchiusa in una dei palazzi più belli dell’intera cittadina toscana: Palazzo Desideri Tangassi. Dedicato ad un personaggio estroverso, il Guarnacci fu il vero e proprio organizzatore della mostra dove raccolse i maggiori reperti riconducibili all’antichità di Volterra, cercando di lanciare il centro toscano nei salottini della Toscana borghese del 1700. Il museo Guarnacci è uno dei musei più antichi di Europa, nacque nel 1761, grazie alle innumerevoli donazioni che proprio Mario Guarnacci fece alla sua città natale. La prima sede del museo fu il Palazzo Maffei, qui il Guarnacci sistemò tutta la sua collezione di cimeli e reperti storici. Successivamente fu spostato nel lussuoso palazzo dei Priori, datato al 1200, qui vi rimase fino al 1877, quando fu spostato nella sede attuale, poiché la collezione era così cresciuta che necessitava di spazi maggiori, che solo il palazzo Desideri Tangassi poteva offrire.
Le oltre seicento urne conservate al suo interno raccolgono reperti che abbracciano un arco cronologico molto ampio, ad evidenziare l’importanza che Volterra ha rivestito nel corso dei secoli, grazie alla sua posizione di dominio sulle valli toscane e alla capacità di recuperare facilmente molte materie prime, utili alla produzione di manufatti di ogni genere. Dalla preistoria, all’influenza greca e al suo periodo orientalizzante, arcaico e classico, fino al periodo ellenistico, dove Volterra ebbe maggiore splendore e sviluppo, aggiungendo l’importanza che il centro ebbe in età etrusca prima e romana poi.
Il museo Guarnacci era caratterizzato dalla disposizione interna delle teche che dividevano gli oggetti e guidavano il visitatore in base alle classi degli oggetti presenti al loro interno. In tempi recenti, anche secondo studi di comunicazione museale, è stata cambiata la posizione e il contenuto delle teche, così da offre al visitatore un’esperienza di visita più didascalica e più coerente con un percorso cronologico da seguire all’interno delle sale del museo stesso. Una visita eseguita sulla base di un ordine cronologico, permette al visitatore di avere una panoramica completa e dettagliata sull’importanza rivestita da Volterra, o Velathri in etrusco nel corso della storia dei secoli.
La visita alle sale del museo Guarnacci inizia al pian terreno, dove il visitatore trova nelle teche molti monumenti con datazione attestata nel periodo preistorico e protostorico, ovvero risalenti anche al 1000 avanti Cristo. Le altre sale, sempre localizzate al piano terra, sottolineano come Volterra abbia ricevuto molte influenze greche, soprattutto nel periodo di maggiore sviluppo del centro etrusco, con reperti che si possono datare tra il quarto e il primo secolo avanti Cristo, ovvero corrispondenti ai periodi greci orientalizzante, arcaico e classico. Un esempio è la ricostruzione di una delle sepolture della prima età del ferro, con reperti riconducibili alla necropoli di Badia e Guerruccia, con gli scavi eseguiti alla fine del 1800, e la necropoli delle Ripaie, con gli scavi eseguiti nel 1969. L’influenza greca orientalizzante è attestata dalla presenza di un attingitoio con iscrizione, noto con il nome greco di kyathos, prodotto in bucchero, materiale tipico dell’Etruria. L’influenza arcaica è enfatizzata dalla presenza della stele di Avile Tite. Questa stele è un monumento funerario in cui si denota molto l’influenza greca, soprattutto nei tratti salienti della raffigurazione di un guerriero armato di lancia e spada. Nella terza sala sono messe in evidenza le influenze greche classiche di Volterra, con la presenza di un cratere attico e un’opera di Lysandros, come si evince dall’iscrizione greca presente su di uno scarabeo in corniola. Di pregevole fattura, sempre nella sala III del museo, è la Testa Lorenzini. Il visitatore può ammirare una delle opere di maggiore importanza del modo etrusco, essendo questa la più antica statua marmorea di culto.
Dalla sala quattro fino alla sala nove, comprese tutte le sale del primo piano, è possibile ammirare la raccolta grazie alla quale è nato il museo Guarnacci. Questa raccolta è accresciuta di numero fino al 1860, mentre la sua catalogazione è la stessa risalente al 1877 e non è stata mai modifica. Sono presenti opere, manufatti, suppellettili e reperti di ogni genere: dai motivi ornamentali, ai basso rilievi, alle urne di vario genere. È proprio in queste sale che prendono posizione le due opere di maggiore spicco dell’intero museo: il Coperchio degli Sposi e l’Ombra della Sera.
Il primo è il coperchio di un sarcofago, rappresentante due anziani distesi in atteggiamento da convivio, con i volti molto ben caratterizzati; l’opera è risalente al primo secolo a.C.
L’Ombra della Sera è una statuetta ex-voto rappresentante un giovane. La sua fama è dovuta alla sua forma molto particolare, essendo una statua allungata in bronzo, che sta ad indicare l’ombra proiettata da un sole basso, il sole del tramonto.
Sempre al primo piano dell’edificio sono presenti numerosi pavimenti musivi riconducibili ad edifici di età romana imperiale, provenienti da Volterra e dai paesi circostanti e la sala riservata ai ritrovamenti avuti durante la campagna di scavi riguardanti il teatro romano, così come indicato dall’epigrafe romana rinvenuta in sede di scavo, con datazione riferibile attorno alla dominazione di Augusto e Tiberio.
Al secondo piano prosegue la mostra di reperti riconducibili all’influenza greca subita da Volterra, con una panoramica sulle produzioni ellenistiche. In questo caso, la selezione degli oggetti in esposizione è stata molto più attenta, quasi a rompere uno schema prefissato che detta legge in tutto il museo. L’intenzione è quella di guidare il visitatore alla conclusione della visita, senza forzare troppo la sua attenzione, messa a dura prova dalle sale del piano terra e del primo piano.